Un "Ginko Biloba", per non dimenticare gli orrori di Hiroshima

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“Hibakujumoku”: alberi bombardati. E’ questo il termine giapponese per indicare gli alberi sopravvissuti alla strage del 6 agosto 1945 a Hiroshima.

Ieri pomeriggio, giovedì 20 maggio 2021, Gabriella Colli - da anni punta di diamante nel campo del volontariato in Amazzonia, Uganda e Repubblica Centroafricana e socia dell’Associazione Gim Terredilago - lo ha spiegato ai ragazzi della Scuola Secondaria di primo grado “Leonardo da Vinci” di Maccagno, donando loro un esemplare femmina di Ginko biloba.

L’eccezionalità di questa pianta, apparentemente fragile ma che crescendo arriva a misurare anche 30 o 40 metri e può sopravvivere a temperature fino a -35°C, sta nell’essere nata da un piccolo seme nel raggio di due chilometri dall’ipocentro della bomba atomica. In questa zona vi sono infatti oltre 160 alberi di 30 specie diverse che vengono identificati attraverso una targhetta e curati da gruppi di botanici e semplici cittadini che li custodiscono come simboli di rinascita e speranza.

A causa delle difficoltà di germinazione, ci sono voluti alcuni anni di sperimentazione prima di poter concretizzare in Italia questo progetto: i semi sono stati inviati nel 2019 a “Mondo senza guerre e senza violenza” (Milano/Brescia) e messi a dimora dai bambini della Scuola Primaria di Comerio (Va) sotto l’occhio vigile dell’Associazione “Utopia Tropicale”.

In seguito ad un accordo tra PFEC Italia e il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università di Perugia - in collaborazione con PFEC Internazionale e Green Legacy Hiroshima - questi alberi sono considerati testimoni di pace ma vogliono essere anche monito per le giovani generazioni riguardo i pericoli derivati dalle armi di distruzione di massa.

Una curiosità: il primo Ginko biloba fu importato in Italia nel 1750 nell’Orto botanico di Padova ed è Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

Presenti alla cerimonia, oltre ai professori, anche il Sindaco Fabio Passera. Con grande cura e attenzione, alcuni ragazzi delle varie classi hanno aiutato il professor Federico Parini a mettere a dimora il piccolo alberello accanto al recinto che ospita i daini, alle spalle della scuola Secondaria.

A Maccagno vi sono già altri due piante di questa specie, che hanno raggiunto notevoli dimensioni. Ci vorranno un po’ di anni, ma il tempo vola e chissà cosa racconteranno ai loro figli gli studenti presenti, quando li porteranno a vedere la loro “hibakujumoku”. Si ricorderanno certo di questo pomeriggio molto particolare e, magari, si commuoveranno.

C.Guerri

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