L'Arte sacra, il cibo e Antonio da Tradate

Municipio di Maccagno
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Lo avevamo promesso e così è stato. La mostra: “Antonio da Tradate.
L’arte sacra nel Varesotto e nel Canton Ticino”, inaugurata lo scorso 19 marzo 2016 negli spazi suggestivi del Museo “Parisi-Valle” di Maccagno con Pino e Veddasca, ha sicuramente portato una ventata di novità.


L’idea di accantonare momentaneamente l’arte contemporanea, che tradizionalmente è protagonista degli allestimenti del nostro Museo, per fare un tuffo nel passato e riscoprire tesori del nostro territorio, è stata vincente.
Lo ha dimostrato l’ampio consenso di pubblico presente alla vernice della mostra.

Fiore all’occhiello, l’affresco monumentale di Antonio da Tradate raffigurante “La Crocifissione”, concesso in prestito dal Comune di Luino per questa occasione.
Come è stato spiegato durante la presentazione della mostra, l’opera fu commissionata da un certo Andrea Gatti, figlio di Antonio, di Campagnano.
E realizzata, presumibilmente, nel 1503 sulle pareti di un’abitazione privata situata nel centro storico della frazione di Campagnano, di fronte alla Chiesa di San Sebastiano.
Lì vi è rimasta fino alla seconda metà degli anni Sessanta dello scorso secolo, quando fu trasferita a Palazzo Verbania e, nel 2014, a Palazzo Comunale a Luino, in quanto la casa necessitava di lavori di restauro.
Di questo grande pittore (la cui produzione artistica appartiene al periodo Tardogotico Rinascimentale, nato a Tradate nel 1465 circa e vissuto a Locarno fino al 1511) restano tracce nel nostro Comune anche nella Chiesa di Sant’Antonio, a Maccagno Superiore, dove ancor oggi si possono ammirare, per un caso fortuito, proprio i tre temi che fanno da filo conduttore alla mostra: la Madonna del Latte, L’ultima cena e il Ciclo dei Mesi.

Come ha sottolineato il Sindaco Fabio Passera, riportare alla luce la figura di Antonio da Tradate era estremamente importante per far capire quanti tesori, magari sconosciuti alla maggior parte, esistono nel nostro territorio.
Sarebbe auspicabile trovare i finanziamenti per restaurare i nostri gioielli; un sogno, per il momento, ma ci si augura che questa mostra funga da trampolino di lancio per dare il via a questo ambizioso progetto. L'aver fatto un passo indietro di cinque secoli, ha spiegato il Sindaco, è la dimostrazione che l’arte e la cultura non hanno confini.
Il nostro Museo, nato occasionalmente a Maccagno, appartiene in realtà ad un territorio più vasto, di cui tutti facciamo parte.

Clara Castaldo, nel suo intervento, ha illustrato il percorso della mostra.
Anzi, delle tre mostre. Oltre alla “Crocifissione”, infatti, ci sono ventuno pannelli che suggeriscono, attraverso i temi sopracitati (Madonne del Latte, Ultima Cena e Ciclo dei Mesi), un itinerario che vuole essere non solo legato all’arte ma anche alla storia, al sociale, alle committenze.
La terza mostra si è concretizzata grazie al supporto di amici: è stato creato un piccolo angolo dedicato al sacro contemporaneo, con opere di Antonio Franzetti, Floriano Bodini, Vittorio Tavernari e altri autori che hanno affrontato in maniera figurativa gli stessi temi: la passione di Cristo, la Crocifissione.

Francesca Urizzi, curatrice della mostra (insieme con Laura Bonicalzi, Sara Poretti e Paola Viotto) ha ribadito quanto questo allestimento sia nato dall’amore per il nostro territorio. Uno dei problemi dell’Italia consiste proprio nell’avere un immenso patrimonio artistico culturale, addirittura sproporzionato, che non sappiamo valorizzare.
Fortunatamente, grazie ad un’attenzione da parte dell’Amministrazione comunale, favorita anche dall’essere Maccagno una località turistica, molto spesso si riesce a curare e a portare alla luce i nostri tesori “locali”. Uno sguardo che dovrebbe essere comune a tutti ma purtroppo non lo è.
La “ratio” di questa mostra, ha poi continuato la curatrice, è nata da un’ipotesi di confronto con la nostra realtà di oggi.
Lo spunto è stato dato dal tema di Expo 2015, il cibo, appunto. Da qui il titolo del catalogo che l’accompagna: “Cosa nutre la vita. Il cibo, l’Arte Sacra nel Varesotto e Canton Ticino”.
Parlare di artisti minori, ha senso anche sul piano culturale. Il lavoro si è concretizzato grazie all’aiuto degli insegnanti e degli alunni del Liceo Sacro Monte di Varese, che hanno minuziosamente schedato gli affreschi.
Questo potrà e dovrà essere lo spunto per suscitare un approccio diverso alla cultura: lavorare con i giovani perché loro sono il nostro futuro, ed è proprio seminando bene che raccoglieremo i frutti!

 

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